Nuove immagini di S. Paolo nella pittura di Efeso e Roma

ue scoperte recenti hanno arricchito in modo curiosamente analogo il corpus delle immagine dell’apostolo sia in area orientale che occidentale, con una scena dello stesso racconto, trattato dagli atti di Paolo e Tecla, il nucleo più antico della legenda di S. Tecla. La prima scoperta risale a pochi anni fa, in una grotta nascosta sul pendio del monte Bülbüldağ, all’interno delle mura ellenistiche di Efeso (oggi Turchia). Vari graffiti con preghiere all’apostolo suggerivano il nome di “grotta di Paulo”. Dal 1998 un gruppo di restauratrici italiane, nell’ambito di un progetto dell’Istituto Archeologico Austriaco sotto la direzione di R. Pillinger, sta portando alla luce gli affreschi murali coperti da uno strato di scialbatura di calce. La pittura già restaurata alla destra dell’ingresso mostra una scena con tre persone, identificate da didascalie greche (Fig. 1). A sinistra, nell’apertura di un’edicola chiusa, appare il busto di S. Tecla. A destra, di fronte alla sua edicola, sta seduto verso sinistra l’apostolo Paulo, con un codice aperto appoggiato sulle gambe, il quale insegna con la destra alzata la sua discepola. La pittura, di qualità elevata, mostra un ritratto molto espressivo dell’apostolo, con la testa calva e la barba scura, in questo caso a due punte. Dietro a lui, da destra, si avvicina Teoclia, la madre di Tecla, anch’essa con la destra alzata. Si tratta di una rappresentazione del racconto centrale dall’inizio della legenda, l’evento chiave della vocazione di Tecla alla vita da santa. Paolo predica a Iconion di Frigia, nella casa di un certo Onesiforo, ma a Tecla, promessa sposa di un giovane Tamiris, è proibita di uscire di casa. Così ascolta dalla finestra l’insegnamento di Paolo, e nello specifico la sua predica detta dei macarismi, sulla castità e la virginità femminile. Tecla s’infiamma, lascia la strada del matrimonio e segue Paolo, contro il volere della madre. Diventa non solo discepola di Paolo, ma apostolo femminile che evangelizza in Asia minore, dove riceve una grandissima venerazione come protomartire. La pittura efesiaca, databile intorno al V o VI sec. d.C, documenta dunque tale venerazione, costituendo la più antica rappresentazione di S. Paulo a Efeso.

A ovest, invece, la legenda di Tecla provoca una reazione negativa della chiesa, soprattutto per il racconto del suo auto-battesimo. Solo all’epoca di papa Damaso, verso la fine del IV sec., la santa torna come modello di castità femminile nelle prediche di Ambrogio di Milano. E così non sembra casuale, che proprio la scena del momento della sua conversione sia la prima ad essere documentata a Roma. Qui, nella catacomba di Domitilla, non lontano dalla basilica di S. Paolo, sulla via Ardeatina, è stata recentemente identificata la predica di Paolo a Tecla. Nel cubicolo detto di Orfeo, sulla fronte della parete centrale (Fig. 2), si trova a sinistra una scena finora interpretata come profezia di Michea: il profeta starebbe sulla sinistra, indicando un’architettura che dovrebbe quindi raffigurare Betlemme (Fig. 3). Invece, nel lavoro di preparazione di un repertorio di tutte le pitture di Domitilla, in un progetto dell’Accademia delle Scienze dell’Austria, commissionato dalla PCAS, è stato scoperto un personaggio ad una finestra dell’edicola, oggi semidistrutto (Fig. 4). Da questa nuova lettura della pittura risulta che la persona a sinistra è S. Paolo, caratterizzato come sempre dalla barba a pizzo e la testa calva, rivolto alla finestra ed in atto di predica, ovviamente comunicando con Tecla che ascolta e riceve l’insegnamento. La stessa scena torna, verso la metà del V sec. d.C. anche su un avorio di presunta fabbricazione romana (Fig. 5, oggi a Londra, British Museum). E così queste nuove scene riportano, ad Efeso come a Roma, l’attenzione anche verso la leggenda di S.Tecla e sulla predicazione di S. Paolo di un modello di vita cristiana, in questo caso femminile. Ma, soprattutto, queste raffigurazione rispecchiano una visione comune su Paolo ed il suo insegnamento, tra oriente e occidente.

Didascalie: